Paolo Tabarelli, (1947-2015)

P. Paolo Tabarelli (Mccj, Comboniano) era nato a Faver, provincia di Trento, il 4 febbraio 1947. Durante il liceo era stato colpito, assieme ad alcuni amici, dai Missionari Comboniani ma, prima di entrare in noviziato, decise di uscire dall’Istituto e fece il servizio militare come alpino. Alla fine, aveva già cominciato a lavorare come tecnico in un negozio di elettrodomestici, quando decise di rientrare: emise i primi voti nel 1978 e quelli perpetui nel 1981. Ordinato nello stesso anno, fu subito assegnato al Congo (allora Zaire).

Trascorse i primi tre mesi nella missione di Rungu per imparare la lingua (il lingala), la cultura e gli usi e costumi della gente delle tribù del nord est. I confratelli si accorsero subito della sua seria preparazione biblico-teologica ma anche delle sue doti tecniche e iniziarono a chiedergli diversi servizi.

La sua prima missione fu quella di Ango, tra gli azande, dove divenne parroco e si distinse da subito per il linguaggio chiaro e tagliente contro le ingiustizie, tanto da dare fastidio alle autorità e da essere controllato dagli agenti della ANR – Agence Nationale Renseignements (il KGB locale) – ed essere, per questo, conosciuto fino a Kisangani. Riornato a Rungu, P. Paolo prese ad occuparsi del funzionamento della centrale elettrica e della formazione tecnica dei forgerons sans frontières (fabbri-ferrai senza frontiere), il nome con cui definiva scherzosamente i ragazzi presi dalla strada e ai quali aveva dato un rifugio e una formazione pratica, come tecnici nel settore elettrotecnico ed elettronico, che permettesse loro di guadagnarsi la vita con dignità. E nei vari posti in cui è stato, Ango, Dungu, Kinshasa, Kisangani, Isiro, ha lasciato giovani tecnicamente capaci.
A Rungu, aveva preso subito a cuore lo stato della centrale elettrica, della turbina Kapplan e della rete di distribuzione della corrente, con particolare attenzione all’ospedale.

Ci volle il genio di P. Paolo per rimetterla in grado non solo di funzionare ma di essere automatizzata (per la messa in moto e l’arresto, e per emergenza da surriscaldamento). Si prese cura di questo gioiello prezioso e utile, formando i suoi forgerons per la manutenzione e la riparazione dei guasti, distribuendo poi la corrente oltre che all’ospedale, alle scuole, al seminario e alla missione, anche nei quartieri, per permettere alla gente uno sviluppo e un maggior benessere.

Anche qui (pur mantenendo in missione una cameretta e l’atelier) aveva scelto di vivere con i suoi forgerons, tra la gente, acquistando un terreno e costruendo delle capanne per la loro accoglienza. Si prendeva cura soprattutto dei poveri e degli emarginati.
Profeta scomodo
Era uno dei profeti dei nostri giorni. Come tutti i profeti della Bibbia, ha alzato la voce e denunciato i soprusi e le ingiustizie a danno dei poveri e degli emarginati, e portava in sé il dolore di tutti. Si prendeva cura e difendeva i più deboli, anche se avevano torto.
Dotato di un’intelligenza vivace, quasi ‘geniale’, aveva un bagaglio biblico-teologico e intellettuale notevole, che amava coltivare soprattutto nelle ore notturne, quando era più libero per concentrarsi nella calma. Conosceva bene l’ebraico e il greco.
Amava dedicarsi all’agricoltura. Nella biblioteca di Rungu, c’erano riviste e testi lasciati in eredità dai padri domenicani, tra cui le raccolte di riviste di agricoltura, dei tempi della colonia belga. P. Paolo era l’unica persona che le leggeva e sapeva trarne profitto. Conosceva i terreni e le carenze di humus dovute alle continue piogge. Amava piantare alberi non solo da frutta. Sapeva come far germogliare una noce di cocco per avere un nuovo albero.
Con la partenza dei comboniani da Rungu, P. Paolo fu destinato alla comunità di Mungbere, ma volle continuare a prendersi cura della centrale elettrica – e a seguire i forgerons – e dell’ospedale di Rungu, oltre che occuparsi di quello di Mungbere. Così, alternava periodi in comunità a Mungbere e periodi a Rungu.

Gli ultimi giorni
La Settimana Santa è iniziata proprio “all’ombra della croce”. La sera della Domenica delle Palme una telefonata ci comunicava che P. Paolo era stato portato d’urgenza in ospedale e in sala operatoria per ernia strozzata e addome acuto. Sentiva dolori addominali acuti e ha avuto un collasso con crollo di pressione. Nonostante tutti gli sforzi dei medici, si vedeva che P. Paolo se ne stava andando. La situazione è crollata e poco dopo mezzogiorno del 31/03/2015 il Signore l’ha chiamato a sé.

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