Brasile

Nelle mie ricerche sui Tabarelli nel mondo, ho trovato diversi riferimenti in Brasile e ho cercato di mettermi in relazione con loro. La prima persona che mi ha risposto è stata Rosa Helena Tabarelli Ribeiro di Guarulhos con la quale sono rimasto in contatto per alcuni anni. Con i dati che mi aveva comunicato ero riuscito a collegare la sua famiglia con il paese di origine: Faver nel Trentino, il paese dove per primo avevo iniziato le mie ricerche.

Famiglia di Rosa Helena

Ho saputo che avevano costituito un gruppo Os Tabarelli in Orkut. Poco alla volta ho conosciuto diverse famiglie di Tabarelli e saputo del loro desiderio di conoscere le proprie origini. La presenza di famiglie Tabarelli in Brasile è conseguenza di flussi emigratori nei periodi difficili dell’inizio del ‘900.

Speriamo che le famiglie Tabarelli di ogni città raccontino le loro storie e le loro origini.

Primo incontro brasiliano di “Tabarelli”

Ho constatato la presenza di famiglie Tabarelli nelle seguenti città: Guarulhos, São Paulo, Santa Maria Rio grande do Sul, Vidal Ramos, Pereira Barreto, Brusque (santa Catarina), Florianopolis, Ilha Solteira, Jaraguá do Sul, Recife, Rio de Janeiro, Suzanápolis, Piracicaba, Joinville, santa Caterina, Auriflama.

Allargando le ricerche ho appreso altre notizie sulla storia dell’immigrazione dal Tirolo.

Trentini (Tirolesi) in Brasile

Alla fine del XIX secolo, l’allora Impero del Brasile sotto la guida dell’Imperatore Pedro II di Bragança (figlio di Dona Leopoldina d’Asburgo e di Pedro I di Bragança), cercava in Europa i lavoratori che avrebbero sostituito la mano d’opera schiava (di origine africana). Pedro II era un “cugino” di Francesco Giuseppe d’Asburgo perché sua madre era figlia di Leopoldo d’Asburgo, ultimo imperatore del Sacro Impero. Il governo imperiale del Brasile vedeva nei coloni “tedeschi” la sua “grande speranza” per il lavoro presso le grandi proprietà rurali delle allora province di São Paulo e Espírito Santo (ma anche in alcune zone della provincia di Minas Gerais), così come per ‘popolare’ le provincie meridionali di Santa Catarina, Paraná e Rio Grande do Sul.

Molti immigrati provenivano dal Tirolo (allora interamente appartenente all’impero asburgico) e quelli originari di Trento nello Stato di Santa Catarina fondarono nel 1875 una città denominata Nova Trento (8 agosto 1892). Oggi Nova Trento è il secondo maggior centro di turismo religioso del Brasile in virtù dei numerosi pellegrinaggi per visitare i luoghi dove visse Santa Paolina Visintainer, la prima Santa brasiliana, di origine trentina.

Il “ritorno” alle origini

Negli anni 1970 si ricordavano in Brasile i quasi 100 anni dell’emigrazione italiana e tirolese. Nel 1965 la Colonia Tirol nello stato di Espírito Santo (fondata da tirolesi di lingua tedesca) commemorava il suo centenario. L’emigrazione si ‘riscopre’ anche nella Provincia di Trento e i primi interessati sulla realtà dei discendenti arrivavano in Brasile, per fare ricerche e studi sulle usanze e sul dialetto. I discendenti brasiliani cercavano come potevano informazioni sull’arrivo dei suoi bisnonni e sulla terra di origine.

Secondo incontro di Tabarelli

Soprattutto a partire del 1975 ci furono tante commemorazioni che ricordavano l’arrivo delle prime famiglie di emigrati tirolesi e italiani. Venivano fondate piazze, monumenti, società e questo periodo ha contribuito profondamente per la fondazione dei Circoli Trentini in Brasile e per la diffusione del termine “trentino” tra i discendenti di tirolesi italiani.

Paraguay

La presenza di famiglie Tabarelli come in Brasile, anche in Paraguay è conseguenza di flussi emigratori nei periodi difficili dell’inizio del ‘900. Delle vostre famiglie desideriamo conoscere la storia e la provenienza. Grazie.

Angel Samuel Garay Tabarelli – Celia Magdalena Tabarelli Mazó – Cristobal Fidencio Tabarelli Ortiz – Dario Manuel Tabarelli Encina – Elisa Tabarelli – Eunice Tabarelli – Fernanda Tabarelli – Fredy Andres Garay Tabarelli – Jazmin Guadalupe Tabarelli – Luis Tabarelli – Marcos Gabriel Tabarelli – Matias Isaac Garay Tabarelli – Melissa Belen Arce Tabarelli – Milciades Rene Ugarte Tabarelli – Natalia Tabarelli (Natü) – Rebeca Tabarelli – Ricardo Tabarelli – Ruth Noemi Tabarelli Cañisa – Sara Ester Tabarelli Encina – Sebastian Garay Tabarelli – Tania Tabarelli – Vale Ugarte Tabarelli – Walter Tabarelli Yedalia Tabarelli

Faver (Alta Valle)

Faver (Fàver o Fàoro in dialetto cembrano) è stato un comune italiano di 849 abitanti in provincia di Trento, noto per la propria produzione vinicola; è un caratteristico villaggio cembrano dal clima mite. Il 1º gennaio 2016 si è fuso con GraunoGrumes e Valda per formare il nuovo comune di Altavalle.

Il paese è tradizionalmente diviso in due rioniCòrt e Vich, ciascuno dotato di una fontana e una piazza. I due rioni erano divisi da una frona, che costituiva anche il confine di giurisdizione. Vich era amministrato dai signori del Castello di Segonzano e Cort dai signori di Monreale (Königsberg).

In Piazza da Vich sorge la casa Tabarelli de Fatis, un fabbricato che è stato rimaneggiato nel 1869 ed è detto il “Castello” e comprende un’ampia corte.

Nel passato vi fu una forte emigrazione, soprattutto verso le miniere del Belgio. Fino agli anni 30 dominava l´industria del baco da seta, che autorevolmente si affiancava alla viticoltura. Ora Faver è centro vitivinicolo e ortofrutticolo, sede di attività artigianali e commerciali legate allo sfruttamento del legname proveniente dai vicini boschi.

cognomi a Faver più usati sono: Paolazzi, Telch, Nardin, Tabarelli. Qui, infatti, si è insediato uno dei rami della famiglia Tabarelli de Fatis. Attualmente vengono segnalate qui almeno 12 famiglie di Tabarelli. Alcuni Tabarelli di questo paese sono emigrati in Brasile nei primi decenni del secolo scorso. Altri Tabarelli, provenienti da Faver, si sono insediati anche a Faedo e Salorno.

Rosegaferro

Rosegaferro è una frazione del comune di Villafranca di Verona in provincia di Verona, con una popolazione di circa 1300 abitanti. Secondo alcuni studiosi il nome deriva dal fatto che il terreno, la campagna che circonda il paese è molto sassoso per cui consuma, corrode, rosega-in dialetto- il vomere degli aratri il ferro -in dialetto-.

La chiesa parrocchiale edificata nel 1754, venne ampliata con pianta a croce latina nel 1952. E’ dedicata a San Girolamo Dottore; divenne parrocchia nel 1928.

Chiesa parrocchiale di Rosegaferro, foto di

Tabarelli a Villafranca e Rosegaferro

Le famiglie Tabarelli tra Villafranca e Rosegaferro sono abbastanza numerose. Gli elenchi telefonici forniscono 25 nominativi. Abbiamo avuto diretti contatti con alcune famiglie che ci hanno fornito un esteso albero genealogico.
Non ho notizie sulla provenienza di queste famiglie, ma mettendo insieme i dati raccolti, ho ricostruito un quadro generale il cui capostipite è Francesco Tabarelli (*1833-+1903) sposato con Dalgal Maria, che hanno dato la vita a 8 figli (5 maschi e 3 femmine) che sono origine a una trentina di famiglie considerando solo la linea maschile.

Faedo

Faedo (Faé in dialetto trentino, Vaid (Pfaid) o Welsch Vaid in tedesco) è un comune italiano di 622 abitanti della Provincia Autonoma di Trento. Il comune di Faedo è stato soppresso il 1° gennaio 2020 per essere incorporato nel comune di San Michele all’Adige, una delle ventinove fusioni di comuni in Trentino-Alto Adige.

Questo piccolo paese possiede la tipica immagine dell’antico borgo, regolata soprattutto dalle due chiese (Redentore del 1902 e S. Agata del 1200) e dal castello di Monreale.

Importante centro minerario nel tardo medioevo, di cui si hanno cenni a partire dal 1185, quando con apposito atto furono ceduti i diritti dai conti del Tirolo al Principato Vescovile di Trento e proseguì più o meno a fasi alterne fino al 1777. Negli ultimi tempi era ritornato sotto il controllo diretto dalla giurisdizione di Königsberg. Per un certo periodo fu anche sede di un tribunale minerario.
Il nome deriva da faggio per i molti boschi di faggi presenti nel territorio.

Il panorama che si può godere dai 600 metri di altitudine di Faedo è indimenticabile: di fronte la Paganella e i monti di Mezzocorona; poi le Dolomiti di Brenta, col Campanil Basso e Cima Tosa; in basso la Piana Rotaliana, con i paesi di S. Michele a/A, grumo, Mezzocorona, e dopo Mezzolombardo l’apertura verso la Val di Non.

Da Faedo vista sulla piana rotaliana

È l’invidiabile posizione collinare poco sopra la Val d’Adige che ha contribuito alla storica importanza del paese di Faedo, la stessa che oggi lo rende particolare rispetto ai comuni del fondovalle e apprezzato tra chi ama rilassarsi o fare delle tranquille passeggiate in mezzo al verde.

Confina con i comuni di: Mezzocorona e Giovo della provincia di Trento, ma anche con Salorno, primo paese della provincia di Bolzano. Nel dialetto locale si notano alcuni termini derivati dal tedesco. 

Trai i vari cognomi è presente anche il cognome Tabarelli di diverse famiglie originarie da Faver e da Cembra. Da qui ha origine anche la mia famiglia, punto di partenza per le mie ricerche genealogiche. Alcuni cugini di mio padre, due fratelli si sono trasferiti nel 1906 a Laives dando inizio ad altre famiglie di Tabarelli. Altre famiglie si sono estinte. Nel cimitero ho trovato la lapide di Alessandro Tabarelli + nel 1928 che risulta appartenente alla famiglia Tabarelli de Fatis.

Terlago

Terlago (Terlác in dialetto trentino) un piccolo paese a ovest di Trento sulla strada per le Valli Giudicarie e del Sarca, appartiene alla provincia di Trento e dista 9 chilometri da Trento, capoluogo della omonima provincia. Dal 1º gennaio 2016 si è fuso con i comuni di Padergnone e Vezzano per formare il nuovo comune di Vallelaghi. Il toponimo Terlago deriva dal latino inter (fra) e lacus (lago), ovvero “tra i laghi”, ed è quindi riferito alle ampie zone lacustri che in origine circondavano l’abitato. Terlago in epoca medievale divenne uno dei nodi principali sulla via di collegamento fra Anaunia, Valle dell’Adige e il Piano del Sarca (strada della Rezia) e il castello dei Conti di Terlago, costruito in posizione dominante ai margini dell’abitato, aveva la funzione di controllo su quest’importante via di transito.

Degno di interesse per noi, accanto ad altri palazzi, residenze di diverse famiglie nobili, è soprattutto il Palazzo Tabarelli de Fatis. A Terlago ha origine appunto la famiglia Tabarelli de Fatis. Fino a quasi tutto il 1700 i membri di questa famiglia si sono sempre chiamati TERLAGO DE FATIS (e DE FATIS TERLAGO) “dicti” o “cognominati” TABARELLI. La famiglia si è poi divisa in quattro rami: l’uno è rimasto a Terlago, il secondo è andato in Val di Cembra (a Faver), il terzo a Tassullo (Val di Non) e il quarto a Vigolo Vattaro (e poi a Trento).

Villafranca

Villafranca di Verona è un comune di 33 220 abitanti della provincia di Verona, in Veneto. È attualmente il secondo comune per numero di abitanti della provincia, avendo scalzato dalla posizione pochi anni fa Legnago. Villafranca è a 12 chilometri a sud ovest da Verona. È in posizione intermedia fra il suo capoluogo di provincia e la città di Mantova. Nella sua parte sud ovest è attraversata dal fiume Tione dei Monti, che poi confluisce nel Tartaro nel territorio del comune di Povegliano Veronese.

Alcune notizie storiche. La posizione sull’antica via Postumia e la struttura viaria ad intersezioni perpendicolari testimoniano l’origine probabilmente di accampamento romano.

Nel medioevo, in occasione della fondazione da parte del Consiglio dei Rettori di Verona il 9 marzo 1185, assunse le caratteristiche di borgo di confine affrancato dagli oneri fiscali, da cui derivò il nome Burgus Liber, poi Villa libera quindi villa franca. Assedi e distruzioni accompagnarono l’epoca di Ezzelino da Romano e parallelamente si assistette al rinforzo delle fortificazioni e dei fossati di confine. Con l’ascesa della Signoria Scaligera anche Villafranca e il suo castello entrarono nell’orbita della dinastia veronese; nel 1285 Alberto della Scala rinnovò l’atto di fondazione di Villafranca, confermando i diritti formalizzati un secolo prima.

Il 14 novembre 1796, durante la campagna d’Italia, Napoleone trasferì a Villafranca il quartier generale e soggiornò nel palazzo Comini (ora caffè Fantoni). Fu la notte che precedette la battaglia di Arcole.

Nel periodo del Risorgimento Villafranca è stata coinvolta in quasi tutte le fasi salienti dell’epoca. Nel 1848 (I Guerra d’Indipendenza) fu sede del quartier generale piemontese. Nel 1859 fu sede del quartier generale austriaco (ospitando anche l’imperatore Francesco Giuseppe) e l’11 luglio dello stesso anno ospitò l’incontro tra Francesco Giuseppe e Napoleone III ricordato come “Pace di Villafranca” che concluse la II Guerra d’Indipendenza.

La Seconda guerra mondiale arrivò a Villafranca anche con attacchi aerei alleati. Il motivo principale degli attacchi era la presenza dell’aeroporto, approntato dopo Caporetto, utilizzato dopo il 1943 dai tedeschi. L’11 luglio 1961 fu aperto l’aeroporto civile (il cui nome attuale “Valerio Catullo” è stato scelto e assegnato solo nel 1987).

Economia

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d4/Hangar_aeroporto_di_Villafranca.jpg/220px-Hangar_aeroporto_di_Villafranca.jpg

Hangar dell’aeroporto di Villafranca di Verona

La vocazione di Villafranca è sempre stata quella del commercio. Il settore agricolo per secoli non è mai stato particolarmente florido, anche a causa delle caratteristiche di questa zona dell’Agro Veronese (la “Campagna”), poco feconda e afflitta dalla siccità; il terreno si presenta con un sottile strato di terra che lascia spesso trasparire i ciottoli e i sassi di cui abbonda. L’agricoltura è specializzata nella frutticoltura. Villafranca è sede di un importante mercato per il conferimento e la commercializzazione delle pesche.

Tabarelli nel Veronese

Cercando su un programma che evidenzia i cognomi, ho scoperto un folto gruppo di Tabarelli nella provincia di Verona, concentrati soprattutto a Villafranca, Rosegaferro, Cavalcaselle. Con l’aiuto di un volonteroso, siamo riusciti a mettere insieme un bel numero di famiglie Tabarelli, tutti inseriti nel programma genealogico. Non ho notizie sulla provenienza di queste famiglie, ma mettendo insieme i dati raccolti, ho ricostruito un quadro generale il cui capostipite è Francesco Tabarelli (*1833-+1903) sposato con Dalgal Maria, che hanno dato la vita a 8 figli (5 maschi e 3 femmine) che hanno dato origine a una trentina di famiglie considerando solo la linea maschile.

Degagna

I Tabarelli bresciani provengono da Degagna di Vallesabbia, ora frazione di Vobarno (Brescia) Qui vi sono famiglie che pur portando lo stesso cognome non si ritengono parenti tra di loro, quindi la loro presenza è di antica data, come dimostra un’antica lapide di Idro (BS) in cui si ricorda un Giovanni Tabarelli da Degagna, nato nel 1764. Qualche anno fa in Asiago, l’amico Rigoni Stern mi parò del castello di Vigolo Vattaro, presso Trento. Nel viaggio di ritorno mi fermai a vederlo e, in Biblioteca mi diedero un piccolo dossier sulla famiglia Tabarelli de Fatis. Con la sua stessa curiosità feci visita alla Parrocchia di Degagna, dove ho trovato qualche mio avo (battesimi, matrimoni, morti). Ma io non sono esperto di consultazioni di archivio e penso se ne potrebbe ricavare molto di più.

Ad ogni modo ne ho tratto uno schema, dal quale estraggo – e le invio –questo piccolo estratto concernente la mia famiglia con i discendenti e ascendenti Tabarelli in linea diretta. Il nostro cognome è chiaramente di derivazione trentina. I nonni mi raccontavano, in base ad una tradizione orale, che il capostipite venne in Degagna da Riva del Garda ed era, espressione curiosa, “figlio di nessuno”

Dati sui Tabarelli rilevati dagli archivi della parrocchia di Degagna.  L’archivio si ferma a circa la metà del Settecento, ma ho motivo di ritenere che i Tabarelli siano arrivati in questa località in era molto antecedente in contemporanea con le famiglie più vecchie (i Federici provenienti dalla Valle Camonica, i Ceresini, gli Scudellari e i Preti, provenienti dalla Valle di Non).

Degagna, ora frazione dei Vobarno, ha sempre fatto comune a sé fino al 1928 con l’entrata in vigore della legge fascista che aboliva i piccoli comuni. Questa frazione, con il calo demografico in atto da alcuni decenni, è passata dalle mille unità alle attuali 600 circa.

In questo paese non c’è famiglia che non abbia un legame diretto o collaterale con i Tabarelli; infatti a causa anche di numerose omonimie, per distinguere i Tabarelli provenienti da diversi ceppi si è ricorsi ai soprannomi come: i Gros (i grossi), i Màgher (i Magri), i Gian-Marie  (figli di Giovanni e Maria) e i Bericet ramo a cui appartengo.

Per voce dei miei genitori so che proveniamo da Trento, anche se non mi è stata precisata la località. I Tabarelli sparsi in Valle Sabbia, sul Garda (Salò, Gardone Rivera, Toscolano-Maderno) e Brescia città sono tutti oriundi di Degagna (almeno quelli che conosco).

I miei avi, sia da parte materna che paterna, erano proprietari di fucine che producevano chiodi; a detta di mio padre questi chiodi, attraverso commercianti bresciani, finirono anche nei cantieri navali della Repubblica Veneta. Per questo motivo un mio antenato, Giovan-Battista, era soprannominato il “chiodarolo”. La galleria costruita dalla ex Società Elettrica Bresciana, per il prelievo di acqua dal lago d’Idro necessario per alimentare la grossa centrale di Carpeneda di Vobarno dettò la fine (fra il 1920-1925) di queste numerose officine che si videro private dei canali di alimentazione assorbiti dalla galleria medesima. Gli operai confluirono in prevalenza negli Stabilimenti Falck di Vobarno.Dati forniti  (08.11.1997) da Carlo Tabarelli

Stemma di famiglia

Tutti i rami della famiglia hanno le stesse origini di quella dei conti Terlago. Il capostipite fu un PAOLO DE FATIS TERLAGO “dictus” TABARELLUS (data di nascita sconosciuta, morto nel 1469), da cui discendono i due fratelli, i cugini ANTONIO e GIOVANNI CONTO (che diedero origine alle famiglie Terlago de Fatis).

Questi tre esponenti della famiglia de Fatis, (Antonio, Giovanni Conto ed il loro cugino Paolo), con diploma datato da Parma 5 aprile 1432, ricevono a Parma, dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, la nobilitazione imperiale.

Nell’aprile del 1432 Sigismondo conferì come stemma un levriero nero rampante. Il decreto recita: “Nobilibus Antonio utriusque iuris perito ac Ioanne Conto fratribus quodam Pauli de Fatis de Terlaco et Paulo quodam Antonii de Fattis de Terlaco eius consanguineo”.
Nell’ottobre dell’anno successivo, in data 17 febbraio 1433, in vista dell’azione svolta a beneficio del Principato, i tre de Fatis conseguirono anche la nobiltà vescovile per mano del Principe Vescovo di Trento, Alessandro duca di Mazovia, che potenziò lo stemma concedendo loro di aggiungere allo stemma l’aquila polacca, riconfermata poi dal vescovo Giorgio di Hack il 3 febbraio 1463, al suo masaro Antonio.
Nel 1530 l’imperatore Carlo V concesse alla famiglia un motto (“magnanimo potuisse sat est”; l’altro motto “fatis credite – credite fatis – fallere nesciunt” è patrimonio da sempre, ma non si sa quando e da chi sia stato dato).

Lo stemma dei Tabarelli de Fatis. Il primo a sinistra è quello ottenuto con il diploma di nobiltà del 1432. Nella conferma del titolo di nobiltà del 1433, il vescovo di Trento Alessandro, duca di Mazovia, concede la mezza aquila.
Lo stemma di destra è quello del 1433, ottenuto dalla sovrapposizione dei due stemmi nobiliari, In tale occasione venne sostituito l’antico motto “Fatis credere, credere fatis, fallis nesciunt” con il nuovo “Magnanimo potuisse sat est”.
Riproduzione da Stemmi e notizie di famiglie trentine di G.M. Tabarelli de Fatis e L. Borrelli in “Studi trentini di scienze storiche.

L’araldo di famiglia.
I simboli sono due ed entrambi legati all’araldica austroungarica, il primo è metà aquila rossa su sfondo bianco, simbolo del potere temporale, solo l’imperatore poteva avere l’aquila completa perchè univa il potere temporale e spirituale sotto la sua tutela, il secondo è il cane rampante che sta a significare la devozione e la fedeltà all’imperatore. Qui però c’è una diatriba perchè secondo disegni più antichi il cane assomigliava molto di più al leone di Boemia, che, come ben sai, è anche il simbolo dell’evangelista san Marco   (Luigi Tabarelli)

Arma; inquartato: nel 1° e 4° d’argento al veltro di nero, collarinato d’oro, ritto; nel 2° e 3° di rosso alla mezz’aquila bicipite di argento, rostrata e armata d’oro, uscente dalla partizione. Cimieri: su due elmi torneari: a destra il veltro rivoltato, a sinistra la mezz’ala dello scudo nascente.

(da Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano 1932, a cura di Vittorio Spreti e coll.)

Lo stemma di famiglia viene riprodotto in diversi luoghi e in diversi materiali: significativo è lo stemma ligneo e quello marmoreo come quello che si vede nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, a Vigolo Vattaro. A fianco dell’altare maggiore, risalente al 1750, è murata un’epigrafe barocca con lo stemma dei Tabarelli de Fatis, signori del castello che avevano il diritto di patronato della chiesa. Altre riproduzioni sono incise nel marmo o anche ricamato su stoffa.

Stemma di famiglia

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