La presenza di famiglie Tabarelli non solo in Brasile, ma anche in Argentina è conseguenza di flussi emigratori nei periodi difficili dell’inizio del ‘900.
Argentina
La presenza di famiglie Tabarelli non solo in Brasile, ma anche in Argentina è conseguenza di flussi emigratori nei periodi difficili dell’inizio del ‘900.
Argentina
La presenza di famiglie Tabarelli non solo in Brasile, ma anche in Argentina è conseguenza di flussi emigratori nei periodi difficili dell’inizio del ‘900.
Austria
Alcuni Tabarelli vivono anche in Austria. Ne abbiamo identificati quattro gruppi:

Espedito (1902-1986) da Laives emigrò in Austria nel 1940 risiedendo a Dornbirn nel Voralberg. Egli ha avuto tre figli: Franz Josef (*1927), Erna e Maria.
La sorellastra di Giacomo Tabarelli (*25.08.1839), Angela Tabarelli (*7.1.1860) è emigrata nel Voralberg (Austria) ed ha avuto a Bregenz e a Dornbirn tre figli illegittimi. Se questi discendenti abbiano il nome di Tabarelli non si è potuto finora accertare.
Narciso von Tabarelli de Fatis , nato a Terlago (?), sposa Filomena e si stabilisce a Innsbruck, dove lavora ed è poi sepolto a Wilten. Il figlio Viktor Tabarelli de Fatis, nato a Innsbruck il (27.6.1895-) ha una figlia Herlinde Wurzer (tel ditta Jakob Wurzer 05222-21034, privato 43179)
Altra famiglia: discendenti di Giovanni Tabarelli (*2.7.1789); Giovanni Maria Tabarelli (1819) sposato con Margarita Paulazzi; Paolo Tabarelli (*1864 a Faver) sposato con Angela Bazzanella; Rupert Tabarelli (*26.5.1898 a Egna-Neumarkt +8.8.1955 nel Voralberg) sposato con Angelica Pinter (*30.11.1900 a Buchholz-Pochi? E +18.12.1950 in Voralberg). Figli:
Aldo Tabarelli, non sposato (*14.04.1927 a Laives +25.12.1974 a Dornbirn);
Rita Tabarelli (*4.1.1932) sposata;
Josefine Tabarelli (*10.11.1924) sposata;
Otto Viktor Tabarelli (*17.9.1920 a Egna, sposato con Irmalinde Sahler (*22.8.1930° Dornbirn in Voralberg): figlia Margit Bernadette (*23.1.1952)
(dati trasmessi da Otto Tabarelli il 27 aprile 1983, indir.: Lange Mähder 33, A 6850 Dornbirn)
1 A cura di Michael Ferdinand Tabarelli, Herford (Germania), settembre 1998.
Germania
La scoperta di famiglie col nome Tabarelli in Germania è stata casuale. Mio fratello Remo, emigrato in Germania nel 1958 si è stabilito vicino a Monaco a Unterschleißheim e poi in Lohhof, (Baviera) dove ha impiantato un’azienda sul cui frontale aveva scritto “Marmor Tabarelli”.
Un signore in vacanza da quelle parti, vedendo questa scritta, ha voluto fotografarla per farla vedere ad una famiglia amica di Hattenheim (nell’Hessen) che porta questo nome. Lothar e Agnes Tabarelli si sono incuriositi e, fatte delle ricerche, hanno telefonato alla ditta “Marmor Tabarelli” per avere loro notizie. Mia nipote Franca ha dato poche indicazioni e li ha indirizzati a me (suo zio) dicendo che stavo facendo ricerche genealogiche sulla famiglia. Così nel 1991 mi è arrivata di sorpresa una lettera che riportava la tabella genealogica della sua famiglia. Lothar ha interessato suo padre e poi suo cugino Michael (notaio di Herford) che aveva già fatto per conto proprio ricerche sulla provenienza della sua famiglia.

In Germania ho scoperto così due gruppi di famiglie Tabarelli: il primo gruppo nella zona del Reno intorno a Trechtlingshausen. L’altro gruppo si è scoperto dopo la riunificazione delle due Germanie e abita in Sassonia, e nel settembre 1996 ha organizzato presso il castello di Meisdorf il primo raduno dei Tabarelli tedeschi, cui pure io ho partecipato.

La famiglia Tabarelli di Trechtingshausen ha origine attorno al 1880 da Giacomo Tabarelli, proveniente da Ospedaletto in Valsugana. Giacomo partecipò al restauro delle rovine di Reichenstein riportandole al loro originario e storico splendore. Sembra si debbano attribuire a lui i mosaici del castello, cosa del resto storicamente non tramandata. D’altra parte ci sono delle fonti di tradizione familiare secondo cui si può presumere ciò. Giacomo Tabarelli deve essere stato un imprenditore autonomo, cosa che a quell’epoca significava occupare dei dipendenti che lui avrebbe portato dal Sudtirolo.
Comunque, Giacomo è rimasto a Trechtlingshausen e dalla convivenza con Caterina Poss ha avuto cinque figli dei quali solo due sono sopravvissuti all’infanzia, cioè Jakob (*13.03.1885 – e Johann *12.12.1889). Da questi si formano ulteriori ceppi.
Di conseguenza, dal 1773 ad oggi ci sono complessivamente 8 generazioni:
- l’albero di Giacomo da Ospedaletto,
- l’albero del nipote Giacomo a Trechtlingshausen
- l’albero del figlio Jakob e
- l’albero del figlio Johann.
Alleghiamo anche la fotocopia una tavola famigliare degli antenati e parenti da Ospedaletto. Sarebbe bello che questa venisse tramandata alle prossime generazioni affinché sappiano da dove proviene il loro nome italiano e chi sono i loro parenti in Germania.
Un sito tutto tedesco
Anche i Tabarelli in Germania, non solo hanno fatto le proprie ricerche, ma hanno sviluppato un proprio sito con accesso autonomo al quale si può accedere liberamente al seguente indirizzo: https://tabarelli.family/
Ad Ospedaletto al momento attuale non esiste più alcuna famiglia di nome Tabarelli, ma ce ne sono in altri luoghi, soprattutto a Terlago e Faver. Nel Sudtirolo non abbiamo più parenti, perlomeno nessuno di nome Tabarelli che discenda da Giacomo Tabarelli, nato nel 1773. Dove sia nato questo antenato Giacomo non ci è dato di sapere, comunque non ad Ospedaletto né a Faver.
La sorellastra di Giacomo Tabarelli (*25.08.1839), Angela Tabarelli (*7.1.1860) è emigrata nel Voralberg (Austria) ed ha avuto a Bregenz e a Dornbirn tre figli illegittimi. Se questi discendenti abbiano il nome di Tabarelli non si è potuto finora accertare.
Una parte della famiglia Tabarelli ha ricevuto il titolo nobiliare e si chiama “Tabarelli de Fatis” o “de Tabarelli de Fatis di Terlago” e anche “Tabarelli di Terlago”.
Il nome rimanda di per sè alla località di Terlago, dove si trova un castello, che in antico, perlomeno fino al 1918 era sede della famiglia Tabarelli de Fatis di Terlago. Nel locale cimitero si trovano, come anche in diversi altri luoghi, molte tombe col nome Tabarelli de Fatis accanto a tombe col nome Tabarelli. Un altro castello della famiglia fu il Castel Vigolo nella località Vigolo Vattaro presso Trento, che la famiglia Tabarelli de Fatis ricevette il 27.03.1479 dal vescovo di Trento. Nel secolo 19. la famiglia si trasferì di lì a Trento, dove esiste una splendida costruzione che porta il nome di “Palazzo Tabarelli”, oggi sede di una banca.
La famiglia Tabarelli de Fatis il 6.04.1432 ricevette a Parma dall’imperatore Sigismondo il titolo nobiliare di riconoscimento imperiale e nel 1433 dal vescovo principe di Trento Alessandro, principe di Polonia e duca di Massovia uno stemma. Nel 1508 la famiglia riceve la Landesstand tirolese e nel 1636 dall’imperatore Ferdinando II il titolo di conte.
[Fonti: J. Siebmacher’s grosses und allgemeines Wappenbuch, rieditato dal Dr. Otto Titan von Hefner, IV. Volume prima sezione: La nobiltà della contea principesca del Tirolo, Nurnberg, editrice di Bauer und Raspe Julius Merz, 1857; Altre fonti: Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Famiglie nobili e titolate viventi, vol. VI, Milano, ed. Enciclopedia storico-nobiliare italiana 1932-1939]
Nel 14. Secolo e antecedentemente la famiglia si chiamava semplicemente “de Fatis de Trilaco”. Tra il 14. e il 15. Secolo le due famiglie de Fatis e de Trilaco (poi Terlago) si divisero. Il nome viene citato per la prima volta in un Documento del 29.06.1393.
Il primo a ricevere il sopracitato titolo nobiliare fu, nel 1432, il dottore in diritto Paolo de Fatis de Trilaco, figlio del dottore di diritto Antonio de Fatis de Trilaco. Questo Paolo portava un mantello spagnolo, strano per il Tirolo, detto “tabarro”. Per questo ricevette il soprannome “Tabarello”, citato per la prima volta in un documento del 1432. Il plurale di questo nome “Tabarelli” divenne nel corso del tempo il nome principale della famiglia, al più tardi perlomeno dalla registrazione della matricola dei cittadini di Trento nel 1577. Una parte della famiglia continuò a portare il nome Tabarelli con l’aggiunta “de Fatis” e un’altra parte no. Un’altra parte della famiglia si chiama solamente “di Terlago” oppure “da Terlago”.
[Fonti: Rerum gestarum Familiae Trilacae Memoria, Familienchronik des Grafen Franz von Terlago, Bludenz 1953, pag. 25 ss.]
Ulteriori domande si possono rivolgere all’autore di queste righe:
Michael Tabarelli, Stresemannweg 4, 32052 Herford, Telefono 05221/72380; Ufficio: tel. 05221/56056; Fax: 05221/56238; E-mail: RA.Tabarelli@t-online.de
Per la fornitura di queste fonti ringrazio il mio amico (purtroppo perso di vista) Vilmos Acsay e il consule generale dell’Austria nel Liechtenstein, Dr. Werner Tabarelli.
Altre ricerche sono state intraprese dal sac. Salesiano Giuseppe Tabarelli (attualmente a Vigliano Biellese) che ha partecipato al primo e al secondo incontro delle famiglie Tabarelli in Germania (settembre 1996).

Aggiornamenti del 2022.
Avendo maggior tempo libero nella mia nuova situazione, riprendo i contatti con i miei omonimi della Germania e con grande soddisfazione seguo la costruzione del loro sito che si può trovare in internet a questo indirizzo: https://tabarelli.family/ con tutte le notizie relative alle loro relazioni parentali, alcune biografie e accenni storici, leggibili in lingua tedesca e alcuni tradotti in italiano.
Ai due gruppi provenienti da emigrazione nel XIX secolo, ho fatto aggiungere anche il gruppo risalente a mio fratello Remo che continua la sua attività con i miei nipoti a Unterschleißheim in Baviera.
Germania
La scoperta di famiglie col nome Tabarelli in Germania è stata casuale. Mio fratello Remo, emigrato in Germania nel 1958 si è stabilito vicino a Monaco a Unterschleißheim e poi in Lohhof, (Baviera) dove ha impiantato un’azienda sul cui frontale aveva scritto “Marmor Tabarelli”.
Un signore in vacanza da quelle parti, vedendo questa scritta, ha voluto fotografarla per farla vedere ad una famiglia amica di Hattenheim (nell’Hessen) che porta questo nome. Lothar e Agnes Tabarelli si sono incuriositi e, fatte delle ricerche, hanno telefonato alla ditta “Marmor Tabarelli” per avere loro notizie. Mia nipote Franca ha dato poche indicazioni e li ha indirizzati a me (suo zio) dicendo che stavo facendo ricerche genealogiche sulla famiglia. Così nel 1991 mi è arrivata di sorpresa una lettera che riportava la tabella genealogica della sua famiglia. Lothar ha interessato suo padre e poi suo cugino Michael (notaio di Herford) che aveva già fatto per conto proprio ricerche sulla provenienza della sua famiglia.

In Germania ho scoperto così due gruppi di famiglie Tabarelli: il primo gruppo nella zona del Reno intorno a Trechtlingshausen. L’altro gruppo si è scoperto dopo la riunificazione delle due Germanie e abita in Sassonia, e nel settembre 1996 ha organizzato presso il castello di Meisdorf il primo raduno dei Tabarelli tedeschi, cui pure io ho partecipato.

La famiglia Tabarelli di Trechtingshausen ha origine attorno al 1880 da Giacomo Tabarelli, proveniente da Ospedaletto in Valsugana. Giacomo partecipò al restauro delle rovine di Reichenstein riportandole al loro originario e storico splendore. Sembra si debbano attribuire a lui i mosaici del castello, cosa del resto storicamente non tramandata. D’altra parte ci sono delle fonti di tradizione familiare secondo cui si può presumere ciò. Giacomo Tabarelli deve essere stato un imprenditore autonomo, cosa che a quell’epoca significava occupare dei dipendenti che lui avrebbe portato dal Sudtirolo.
Comunque, Giacomo è rimasto a Trechtlingshausen e dalla convivenza con Caterina Poss ha avuto cinque figli dei quali solo due sono sopravvissuti all’infanzia, cioè Jakob (*13.03.1885 – e Johann *12.12.1889). Da questi si formano ulteriori ceppi.
Di conseguenza, dal 1773 ad oggi ci sono complessivamente 8 generazioni:
- l’albero di Giacomo da Ospedaletto,
- l’albero del nipote Giacomo a Trechtlingshausen
- l’albero del figlio Jakob e
- l’albero del figlio Johann.
Alleghiamo anche la fotocopia una tavola famigliare degli antenati e parenti da Ospedaletto. Sarebbe bello che questa venisse tramandata alle prossime generazioni affinché sappiano da dove proviene il loro nome italiano e chi sono i loro parenti in Germania.
Un sito tutto tedesco
Anche i Tabarelli in Germania, non solo hanno fatto le proprie ricerche, ma hanno sviluppato un proprio sito con accesso autonomo al quale si può accedere liberamente al seguente indirizzo: https://tabarelli.family/
Ad Ospedaletto al momento attuale non esiste più alcuna famiglia di nome Tabarelli, ma ce ne sono in altri luoghi, soprattutto a Terlago e Faver. Nel Sudtirolo non abbiamo più parenti, perlomeno nessuno di nome Tabarelli che discenda da Giacomo Tabarelli, nato nel 1773. Dove sia nato questo antenato Giacomo non ci è dato di sapere, comunque non ad Ospedaletto né a Faver.
La sorellastra di Giacomo Tabarelli (*25.08.1839), Angela Tabarelli (*7.1.1860) è emigrata nel Voralberg (Austria) ed ha avuto a Bregenz e a Dornbirn tre figli illegittimi. Se questi discendenti abbiano il nome di Tabarelli non si è potuto finora accertare.
Una parte della famiglia Tabarelli ha ricevuto il titolo nobiliare e si chiama “Tabarelli de Fatis” o “de Tabarelli de Fatis di Terlago” e anche “Tabarelli di Terlago”.
Il nome rimanda di per sè alla località di Terlago, dove si trova un castello, che in antico, perlomeno fino al 1918 era sede della famiglia Tabarelli de Fatis di Terlago. Nel locale cimitero si trovano, come anche in diversi altri luoghi, molte tombe col nome Tabarelli de Fatis accanto a tombe col nome Tabarelli. Un altro castello della famiglia fu il Castel Vigolo nella località Vigolo Vattaro presso Trento, che la famiglia Tabarelli de Fatis ricevette il 27.03.1479 dal vescovo di Trento. Nel secolo 19. la famiglia si trasferì di lì a Trento, dove esiste una splendida costruzione che porta il nome di “Palazzo Tabarelli”, oggi sede di una banca.
La famiglia Tabarelli de Fatis il 6.04.1432 ricevette a Parma dall’imperatore Sigismondo il titolo nobiliare di riconoscimento imperiale e nel 1433 dal vescovo principe di Trento Alessandro, principe di Polonia e duca di Massovia uno stemma. Nel 1508 la famiglia riceve la Landesstand tirolese e nel 1636 dall’imperatore Ferdinando II il titolo di conte.
[Fonti: J. Siebmacher’s grosses und allgemeines Wappenbuch, rieditato dal Dr. Otto Titan von Hefner, IV. Volume prima sezione: La nobiltà della contea principesca del Tirolo, Nurnberg, editrice di Bauer und Raspe Julius Merz, 1857; Altre fonti: Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Famiglie nobili e titolate viventi, vol. VI, Milano, ed. Enciclopedia storico-nobiliare italiana 1932-1939]
Nel 14. Secolo e antecedentemente la famiglia si chiamava semplicemente “de Fatis de Trilaco”. Tra il 14. e il 15. Secolo le due famiglie de Fatis e de Trilaco (poi Terlago) si divisero. Il nome viene citato per la prima volta in un Documento del 29.06.1393.
Il primo a ricevere il sopracitato titolo nobiliare fu, nel 1432, il dottore in diritto Paolo de Fatis de Trilaco, figlio del dottore di diritto Antonio de Fatis de Trilaco. Questo Paolo portava un mantello spagnolo, strano per il Tirolo, detto “tabarro”. Per questo ricevette il soprannome “Tabarello”, citato per la prima volta in un documento del 1432. Il plurale di questo nome “Tabarelli” divenne nel corso del tempo il nome principale della famiglia, al più tardi perlomeno dalla registrazione della matricola dei cittadini di Trento nel 1577. Una parte della famiglia continuò a portare il nome Tabarelli con l’aggiunta “de Fatis” e un’altra parte no. Un’altra parte della famiglia si chiama solamente “di Terlago” oppure “da Terlago”.
[Fonti: Rerum gestarum Familiae Trilacae Memoria, Familienchronik des Grafen Franz von Terlago, Bludenz 1953, pag. 25 ss.]
Ulteriori domande si possono rivolgere all’autore di queste righe:
Michael Tabarelli, Stresemannweg 4, 32052 Herford, Telefono 05221/72380; Ufficio: tel. 05221/56056; Fax: 05221/56238; E-mail: RA.Tabarelli@t-online.de
Per la fornitura di queste fonti ringrazio il mio amico (purtroppo perso di vista) Vilmos Acsay e il consule generale dell’Austria nel Liechtenstein, Dr. Werner Tabarelli.
Altre ricerche sono state intraprese dal sac. Salesiano Giuseppe Tabarelli (attualmente a Vigliano Biellese) che ha partecipato al primo e al secondo incontro delle famiglie Tabarelli in Germania (settembre 1996).

Aggiornamenti del 2022.
Avendo maggior tempo libero nella mia nuova situazione, riprendo i contatti con i miei omonimi della Germania e con grande soddisfazione seguo la costruzione del loro sito che si può trovare in internet a questo indirizzo: https://tabarelli.family/ con tutte le notizie relative alle loro relazioni parentali, alcune biografie e accenni storici, leggibili in lingua tedesca e alcuni tradotti in italiano.
Ai due gruppi provenienti da emigrazione nel XIX secolo, ho fatto aggiungere anche il gruppo risalente a mio fratello Remo che continua la sua attività con i miei nipoti a Unterschleißheim in Baviera.
Antonio De Fatis Terlago
Antonio Fati Terlago, Giuriconsulto insigne, detto Padre della Patria, informazioni desunte dalla descrizione del suo monumento funebre, conservato nel coretto della chiesa di San Bernardino a Trento.
Il monumento fu eretto nella chiesa di San Bernardino alle Ghiaie non lontano dalla cappella del Santo Sepolcro, come attesta nel 1673 Michelangelo Mariani: “qui vicino sta nobil Deposito di Antonio Fati Terlago, Giuriconsulto Insigne, detto Padre della Patria, come fa fede il marmo”. Trasportata nel 1694 dalla chiesa originaria al nuovo San Bernardino, precisamente nell’oratorio vicino alla sacrestia, nel 1871 l’arca venne smembrata per l’ingombro eccessivo. Lo scrive Morizzo il quale precisa che “si internarono nel muro il coperchio della stessa e il davanzale [fronte] della medesima”. Nella sciagurata operazione, dopo la quale i marmi risultano pesantemente umiliati, andarono perduti i fianchi del sarcofago, la base, le lesene e le membrature che connettevano le lastre dell’arca al coperchio inclinato con l’effigie del defunto. L’entità degli elementi perduti è accertata dal notevole scarto tra la lunghezza del coperchio e quella del fronte dell’arca. Un’idea piuttosto attendibile dell’assetto originario la offre il monumento di Calepino Calepini nel duomo di Trento (1485) al quale il sepolcro del de Fatis è stato costantemente associato (Rasmo, Collareta, Giacomelli).
La solenne sepoltura di Antonio de Fatis introduce per la prima volta a Trento una tipologia tipicamente italiana, vieta alla cultura nordica e desunta dalle tombe di giuristi e professori dell’università di Bologna (Collareta). Il “Giuriconsulto Insigne” riposa nel sonno eterno, accompagnato da cinque vistosi volumi che emergono dal lenzuolo funebre quali poderosi castoni dell’effigie supina. L’obiettivo è quello di glorificare la sua immagine di uomo di dottrina giuridica e il bisogno di eternità come concetto squisitamente umanistico è ribadito dai genietti sul fronte. Costoro reggono gli scudi araldici con gli stemmi Tabarelli (scudo d’argento caricato da un levriero ritto di nero collarinato) e de Fatis Terlago (bipartito di rosso, caricato da mezz’aquila d’argento), quasi meditando sull’epigrafe laudativa e sull’impegnativo epiteto di “Pater Patriæ” attribuito al defunto. Dottore in legge, uno dei membri più illustri della società tridentina nell’età di Johannes Hinderbach, Antonio ricoprì nel 1474 il ruolo di console della città di Trento. Egli va più di ogni altra cosa considerato come emblematico rappresentante di quella classe ottimatizia volta a corroborare il ruolo delle magistrature civiche, determinata a rafforzare la propria immagine nella militanza elitaria all’interno di aggregazioni confraternali (Battuti o Ca’ di Dio, Fradaglia Nuova di Santa Maria della misericordia) che furono in sintesi il principale sostegno della fondazione francescana del 1452 (si veda su questo punto il saggio di chi scrive). I frati de familia non dovettero manifestare dunque alcuna ritrosia perché gli eredi erigessero nella loro chiesa l’arca funeraria che è una delle più precoci e compiute attestazioni della scultura rinascimentale a Trento.
Trento
Trento (Trient in tedesco, Trènt in dialetto trentino) è un comune italiano di 117.283 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia autonoma e della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Fondata lungo un’ansa del fiume Adige, la città si trova in un punto di convergenza tra le vie di comunicazione che conducono dal Brennero alle Dolomiti, dal Lago di Garda a Venezia. La sua centralità geografica ha fatto sì che diventasse il centro politico, economico e culturale della provincia. Destinata ad essere cerniera tra il mondo germanico e mondo latino, conserva nei monumenti e nelle sue antiche tradizioni la sua storia, in una cornice naturale di incomparabile bellezza che la rende la città con uno dei più alti livelli di qualità della vita d’Italia.
Le origini del capoluogo risalgono all’epoca romana (I secolo A.C.) di cui la città custodisce bellissime testimonianze nel proprio sottosuolo.
Il nome di Trento, dal latino Tridentum, si fa risalire ai tre monti (Bondone, Calisio, Marzola) o ai tre colli (Sant’Agata, San Rocco, Verruca) che circondano la città, la cui disposizione suggerisce la forma di un tridente: ma si tratta di una leggenda. Trento era un importante snodo viario per la presenza nel suo territorio della Via Claudia Augusta, principale via militare verso nord. Invasa dai barbari, dopo il dominio longobardo entrò nella sfera di influenza germanica. Nel 1027 venne istituito il Principato vescovile di Trento, che durò fino al 1803. La città conobbe il suo periodo d’oro all’inizio del XVI secolo: tra il 1514 e il 1539 il Principato fu retto da Bernardo Cles, uomo politico, cardinale, studioso e mecenate, che si impegnò in una generale ristrutturazione della città in chiave rinascimentale, che caratterizza ancora oggi le strade del centro storico. Tra il 1545 e il 1563 Trento fu sede del Concilio che avviò la Controriforma. In quegli anni la città divenne una vera e propria capitale europea con corti e delegazioni da tutta la Cristianità. Negli anni a cavallo tra Settecento e Ottocento la città passò prima ai francesi e poi agli Asburgo. A metà dell’ottocento venne costruita la nuova ferrovia del Brennero che fece deviare il fiume Adige nell’attuale corso. Trento divenne italiana solo dopo la prima guerra mondiale (1918). Nel 1947 l’Assemblea costituente istituì la Regione autonoma a statuto speciale Trentino-Alto Adige. Oggi, capoluogo amministrativo, sede di università e istituti di ricerca, ricca di iniziative culturali e spettacoli, Trento è “destinazione turistica culturale di frontiera”, ponte tra l’Italia e l’Europa, tra tradizione e innovazione.
Nessun avvenimento storico ha segnato tanto profondamente l’identità civica di Trento quanto il XIX Concilio Ecumenico, indetto dalla Chiesa di Roma il 13 dicembre 1545 e conclusosi solennemente, dopo due interruzioni e alterne vicende, il 4 dicembre 1563. Trento era stata scelta come sede conciliare già nella bolla di indizione del 1542, quando papa Paolo III la definì “sito comodo, libero e a tutte le Nazioni opportuno”.

La sua posizione geografica la rendeva infatti un ideale ponte tra l’Italia e il mondo tedesco, mentre il suo peculiare statuto politico – una città governata da un vescovo vassallo dell’imperatore – offriva garanzie sia al Papato sia all’Impero. La straordinaria assise, che negli auspici doveva tentare di riconciliare le Chiese riformate di Germania con la Santa Sede, si concluse, in questo senso, con un nulla di fatto, ma condusse a una profonda riforma interna della Chiesa cattolica. Per almeno due secoli i decreti tridentini esercitarono un’influenza decisiva non solo sulla vita religiosa, ma anche sulla cultura e su molti aspetti del vivere civile dell’Europa cattolica.
Durante i lavori conciliari, diluiti nell’arco di diciotto anni, Trento ospitò 284 prelati e numerosi altri delegati provenienti da diverse nazioni, assumendo di fatto il ruolo di capitale del cattolicesimo e di crocevia della politica europea. Nel terzo periodo del Concilio, quello conclusivo, a Trento erano presenti ambasciatori di dodici Stati. Per far fronte a questo compito la città, che all’epoca contava meno di diecimila abitanti, fu mobilitata a tutti i livelli, sotto l’abile guida del principe vescovo Cristoforo Madruzzo. Cardinali, vescovi, generali di ordini, teologi e ambasciatori, spesso accompagnati da folto seguito, furono ospitati nei principali palazzi, nei conventi e nelle locande, mentre le sessioni conciliari si tennero nella Chiesa di Santa Maria Maggiore e nella Cattedrale di San Vigilio.
Stemma

Lo stemma del Comune di Trento raffigura un’aquila spiegata di nero, rostrata, armata e munita sulle ali di due gambi trifogliati d’oro, linguata e cosparsa di fiammelle di rosso come descritto nel Decreto di riconoscimento del 6 maggio 1930. L’aquila di San Venceslao, è lo stemma ufficiale di Trento. Nel 1336, Carlo di Boemia figlio maggiore del re Giovanni di Lussemburgo, si era insediato nel castello di Tirolo quale reggente in vece del fratello minore che nel 1330 si era sposato con Margherita di Maultasch, contessa di Tirolo. Carlo di Boemia aveva portato con sé il cancelliere Nicolò da Bruna che nel 1338, grazie all’influente appoggio di re Giovanni, venne nominato vescovo di Trento. In questo modo fu possibile alla Casa di Boemia assicurarsi la completa fedeltà e sottomissione del Principato trentino. Il 9 agosto 1339, per ricompensare il principe vescovo dell’amicizia sempre dimostratagli, re Giovanni volle concedere, a Nicolò ed ai suoi successori sulla cattedra di San Vigilio, lo stemma di San Venceslao.
Presenza dei Tabarelli
I Tabarelli residenti a Trento provengono principalmente dal ramo di Vigolo Vattaro. A questo ramo si deve la ricostruzione (inizio a cavallo tra il 1400 e il 1500, fine nella seconda metà del 1700) del palazzo Tabarelli di Via Oss Mazurana di Trento, oggi sede di una banca. Allo stesso l’abbellimento e l’ampliamento del Castello di Vigolo. Castello che, ridotto ad una completa rovina, è stato da me rilevato trant’anni or sono e completamente restaurato.
Attualmente risultano a Trento, dagli elenchi telefonici, 32 nominativi di Tabarelli.
Cembra
Cembra (Zémbra o Cémbra in dialetto cembrano) è un paese di 1 826 abitanti a nord di Trento nella valle omonima situato ad una quota collinare (670 s.l.m.), alla destra del torrente Avisio; confina con Faver, Segonzano, Lona-Lases, Albiano, Lisignago, Giovo e la provincia autonoma di Bolzano.

Nel 1928 Cembra aveva aggregato i territori dei soppressi comuni di Faver e Lisignago; ma nel 1952 questi territori si erano distaccati per ricostituire nuovamente i comuni di Faver e Lisignago. Il comune di Cembra soppresso il 31 dicembre 2015, dal 1. Gennaio 2016 costituisce, mediante fusione con il comune di Lisignago, il nuovo comune di Cembra Lisignago.
Il toponimo “Cembra” è attestato per la prima volta come Fagitara Cimbra in un documento di Paolo Diacono, che la cita come uno dei castelli distrutti dai Franchi nel 590; successivamente appare come Cimbria, Cymbra e, nel 1406, Zymer.
L’area venne invasa dai Franchi nell’Alto Medioevo, i quali, come riporta Paolo Diacono, distrussero il “castello di Cimbra” (la prima attestazione storica del nome). Successivamente il paese entrò a far parte di un feudo appartenente al principato vescovile di Trento, e amministrato dai signori di Salorno, gli Appiano. La sovranità sul feudo venne usurpata da Mainardo II, conte del Tirolo: sotto di lui, dapprima Cembra subentrò a Lisignago come sede giurisdizionale, quindi l’intera giurisdizione venne accorpata a quella di Königsberg.
Quando le guerre napoleoniche interessarono la valle, Cembra fu coinvolta direttamente; il paese subì danni materiali agli edifici e ai prati e requisizioni di legname e di cibarie, e si ebbero inoltre diversi decessi per tifo esantematico. Il 20 marzo 1797, mentre 2500 soldati croati dell’impero austro-ungarico erano ivi stanziati, le forze francesi attaccarono, dalla sponda sinistra dell’Avisio, Cembra e gli altri insediamenti della sponda destra, causando ingenti danni (la vicina Faver, ad esempio, fu completamente distrutta). Sortite francesi continuarono anche gli anni seguenti, fino almeno al 1801.
«Catastrofe per Cembra e per tutta la Pieve non fu mai per l’addietro avvenuta e che per mercè della Divina Misericordia speriamo che mai più sarà per succedere.» |
(L’allora parroco di Cembra, tal don Pecoretti, lamentando i danni causati da “codesti umanissimi francesi” durante la battaglia del 1797) |

Il paese si dedica con passione alla viticoltura sulle impervie e tipiche terrazze della valle. La cantina di montagna è la cantina più alta del Trentino, (700 m s.l.m.). Nata nel 1952 per iniziativa di alcuni viticoltori, oggi ne annovera circa 400. Cembra è incastonata nel più importante bacino europeo di porfido, l’oro rosso dei valligiani, una roccia che conferisce ai vini una sapidità e persistenza straordinaria.
Dal vicino paese di Faver provengono diverse famiglie di Tabarelli presenti anche attualmente a Cembra.
Tabarelli e Tabarelli de Fatis
Il cognome TABARELLI era in origine un soprannome. Inizialmente la famiglia era conosciuta solamente come DE FATIS, dal patronimico FATUS, e, aggiungendo come d’uso allora il luogo d’origine, DI TERLAGO.
Fino a quasi tutto il 1700 i membri di questa famiglia si sono sempre chiamati TERLAGO DE FATIS (e DE FATIS TERLAGO) “dicti” o “cognominati” TABARELLI.

Nell’aprile del 1432 questi tre esponenti della famiglia de Fatis (Antonio, Giovanni Conto ed il loro cugino Paolo) ricevono a Parma, dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, la nobilitazione imperiale.
Sigismondo conferì come stemma un levriero nero rampante. Il decreto recita: “Nobilibus Antonio utriusque iuris perito ac Ioanne Conto fratribus quodam Pauli de Fatis de Terlaco et Paulo quodam Antonii de Fattis de Terlaco eius consanguineo”.
Nell’ottobre dell’anno successivo i tre de Fatis conseguirono anche la nobiltà vescovile per mano del Principe Vescovo di Trento, Alessandro duca di Mazovia, che concesse loro di aggiungere allo stemma l’aquila polacca.
Paolo “Tabarello” ebbe quattro figli:
Gasparino capostipite della linea di Terlago
Francesco capostipite della linea di Faver – Cembra
Tommaso capostipite della linea di Vigolo Vattaro – Trento
Giovanni capostipite (1795-1859) della linea di Rallo – Tassullo
All’uno o all’altro di questi quattro fratelli si riconducono tutti indistintamente i Tabarelli, i Tabarelli de Fatis ed i Tabarelli de Fatis Terlago sparsi per il mondo.
Alcune famiglie hanno conservato l’aggiunta de Fatis, mentre altre l’hanno abbandonato, ma sembra che tutti i Tabarelli provengano dalla stessa origine.