Tabarelli Laives albero

Laives (Leifers in tedesco) è un comune italiano di 17.688 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. Si trova a meno di 10 chilometri a sud di Bolzano, sul versante orientale della Valle dell’Adige, all’altezza della confluenza tra Adige ed Isarco, a 250–270 m s.l.m. Il centro abitato è attraversato dal Rio Vallarsa.

Nella zona attorno a Laives non si erano insediati solo cavalieri prepotenti che esigevano le gabelle ad ogni passaggio, ma le bellezze e la fertilità della terra hanno fatto sì che principi e castellani scegliessero di dimorarvi, ed i monasteri vi coltivassero i loro vigneti. Sorsero così numerosi castelli e fortificazioni, in parte ancor oggi esistenti. Nonostante le paludi che fino a 140 anni fa ricoprivano la Valle dell’Adige, la regione si popolò ben presto, specialmente nelle zone circostanti.

Le prime notizie certe della località di Laives risalgono al 1189, quando per la prima volta viene citata in documenti ufficiali, di cui si ha menzione storica.

Come Comune autonomo, Laives appare per la prima volta soltanto nel 1819, e fino al 1948 era servito dal tram per la città di Bolzano. Situato com’è vicino alla città capoluogo, con l’offerta però di servizi residenziali più economici, Laives negli ultimi decenni ha attirato migliaia di residenti dai dintorni, con il conseguente rapido sviluppo da borgo agricolo a città satellite, con cospicui investimenti realizzati in infrastrutture necessarie alla crescita cittadina.

Nel 1985 Laives è stata insignita del titolo di “città” (Stadt), ed è quindi la più “giovane” città dell’Alto Adige. È il quarto centro urbano della Provincia per numero di abitanti, dopo BolzanoMerano e Bressanone.

Appartenenza linguistica.

Gli abitanti di Laives, durante il censimento del 2011, si sono dichiarati per oltre due terzi di madrelingua italiana (71,50 %) e per meno di un terzo (27,99%) di madrelingua tedesca:

Lo stemma è costituito da una pila d’argento, con i lati ricurvi in campo azzurro ed una cappella posta su un monte rosso. L’insegna, simile a quella dei Conti di Liechtenstein che dimoravano nel castello sul monte Köfele, raffigura la chiesetta di Peterköfele. Lo stemma è stato adottato nel 1970.

La presenza di Tabarelli a Laives ha avuto origine il 15 novembre del 1906, quando due fratelli Tabarelli, figli di Bortolo (1823-1902): Teodoro Giovanni Carlo (*9.11.1863) e Pietro Giacomo (*28.6.1861) si trasferirono con le rispettive famiglie da Faedo a Laives, dando origine a numerose altre famiglie. Giovanni ebbe 8 figli, Pietro Giacomo 11 figli (diversi morti in tenera età), ma 3 (Luis, Vigilio, Espedito) hanno dato vita ad altrettante famiglie, tutte imparentate con la mia famiglia: erano cugini primi di mio papà Vittorio (1897-1976).

Tabarelli a Laives (Leifers) in provincia di Bolzano

Alcuni Tabarelli in questo paese provengono da Faedo. Due fratelli Teodoro Giovanni Carlo (1863-1934) e Pietro Giacomo (1861-1922), figli di Tabarelli Bortolo (1823-1902) si trasferiscono con le rispettive famiglie da Faedo a Laives, dando origine a diverse famiglie. Pietro Giacomo ha avuto 11 figli (diversi morti in tenera età), ma 3 (Luis, Vigilio, Espedito) hanno dato vita ad altrettante famiglie, tutte imparentate con la mia famiglia: erano cugini primi di mio papà Vittorio (1897-1976).

Salorno

Salorno (Salurn in tedescoSalórn in dialetto trentino) è un comune italiano di 3.530 abitanti della provincia autonoma di Bolzano, in Trentino-Alto Adige, situato in Bassa Atesina (Bozner Unterland), presso il fiume Adige a 224 m s.l.m.

Nei pressi del paese la valle dell’Adige si restringe a circa 2–3 km, chiusa tra il Monte Alto (Geiersberg, 1.083 m) a est (direttamente a sud dell’abitato di Salorno) e il Monticello (Wiggerspitz, 1.857 m) a ovest sopra l’abitato di Roverè della Luna, già in provincia di Trento, formando la Chiusa di Salorno (Salurner Klause). La Chiusa è considerata tradizionalmente il confine tra area linguistica italiana e area linguistica tedesca in Val d’Adige, menzionata anche nell’inno tedesco.

Sulle pendici a est si trovano le frazioni Pochi (Buchholz) e Caurìa (Gfrill), confinanti con il comune di Faedo. A nord confina con Laghetti (Laag), frazione del comune di Egna (Neumarkt), il cui centro dista circa 12 km. A nord-ovest, sull’altro lato del fiume Adige si trova Cortina sulla strada del vino (Kurtinig an der Weinstraße) , mentre direttamente a ovest (sempre sul lato opposto del fiume) si trova Roverè della Luna.

Salorno è uno dei cinque comuni della provincia ad avere una maggioranza di popolazione italofona. In buona parte non si tratta di discendenti delle immigrazioni organizzate dai governi italiani nel periodo 1919-1945, ma di gruppi di origine trentina che vivono nell’area da secoli. Nel censimento del 1921, due anni dopo l’annessione all’Italia, la popolazione si era dichiarata ancora di maggioranza tedesca. Al censimento del 2011 la maggioranza degli abitanti si è dichiarata appartenente al gruppo linguistico italiano.

A sud del paese, sul fianco della montagna, poggia su uno sperone appuntito la Haderburg, il castello di Salorno. Il castello risale al XIII secolo, dopo essere stato in uno stato grezzo, tra il 2001 e il 2003 il Barone Ernesto Rubin de Cervin Albrizzi, ovvero l’attuale proprietario, ha voluto effettuare un restauro del castello. Al suo interno vengono sporadicamente allestite delle mostre d’arte.

Lo stemma di Salorno è costituito da una pila azzurra, su sfondo argento, e da un capo azzurro. È l’insegna dei Signori di Graland che possedevano il villaggio nel XIII secolo. Lo stemma è stato adottato nel 1971.
A Salorno sono presenti alcune famiglie di Tabarelli, (9 stando ai dati dell’elenco telefonico), provenienti in genere da Faver.

Tabarelli a Faedo

Faedo (Faé in dialetto trentino, Vaid (Pfaid) o Welsch Vaid in tedesco) è un comune italiano di 622 abitanti della Provincia Autonoma di Trento. Il comune di Faedo è stato soppresso il 1° gennaio 2020 per essere incorporato nel comune di San Michele all’Adige, una delle ventinove fusioni di comuni in Trentino-Alto Adige.

Questo piccolo paese possiede la tipica immagine dell’antico borgo, regolata soprattutto dalle due chiese (Redentore del 1902 e S. Agata del 1200) e dal castello di Monreale (presenti sul territorio).

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 98-faedor.jpg

Importante centro minerario nel tardo medioevo, di cui si hanno cenni a partire dal 1185, quando con apposito atto furono ceduti i diritti dai conti del Tirolo al Principato Vescovile di Trento e proseguì più o meno a fasi alterne fino al 1777. Negli ultimi tempi era ritornato sotto il controllo diretto dalla giurisdizione di Königsberg. Per un certo periodo fu anche sede di un tribunale minerario.
Il nome deriva da faggio per i molti boschi di faggi presenti nel territorio.

La lunga storia del paese è raffigurata al meglio dal Castel Monreale, noto anche come “Königsberg”, al cui posto già in periodo romano fu edificata una rocca. L’attuale castello è del 1243. Le lotte tra popoli germanici e romani nel primo secolo, gli insediamenti longobardi e bavaresi del primo medioevo, e la colonizzazione con i masi del tardo medioevo hanno preceduto la crescita del borgo sulla Via Claudia Augusta.

Il panorama che si può godere dai 600 metri di altitudine di Faedo è indimenticabile: di fronte la Paganella e i monti di Mezzocorona; poi le Dolomiti di Brenta, col Campanil Basso e Cima Tosa; in basso la Piana Rotaliana con l’apertura verso la Val di Non.

È l’invidiabile posizione collinare poco sopra la Val d’Adige che ha contribuito alla storica importanza del paese di Faedo, la stessa che oggi lo rende particolare rispetto ai comuni del fondovalle e apprezzato tra chi ama rilassarsi o fare delle tranquille passeggiate in mezzo al verde.

Confina con i comuni di: MezzocoronaSan Michele all’Adige e Giovo della provincia di Trento, ma anche con Salorno, primo paese della provincia di Bolzano. Nel dialetto locale si notano alcuni termini derivati dal tedesco. 

Trai i vari cognomi è presente anche il cognome Tabarelli di diverse famiglie originarie da Faver e da Cembra. Da qui ha origine anche la mia famiglia, punto di partenza per le mie ricerche genealogiche. Alcuni cugini di mio padre, due fratelli si sono trasferiti nel 1906 a Laives dando inizio ad altre famiglie di Tabarelli. Altre famiglie si sono estinte. Nel cimitero ho trovato la lapide di Alessandro Tabarelli + nel 1928 che risulta appartenente alla famiglia Tabarelli de Fatis.

Incontro della famiglia Tabarelli di Faedo nel 2011

Tabarelli a Faedo

Principalmente due fratelli: Vittorio con 10 figli da cui si formano 4 famiglie Tabarelli e 4 figlie sposate con altri nomi cognomi e Bortolo con tre figli che dà origine a una famiglia Tabarelli e due figlie sposate a Mezzocorona.

Tabarelli a Faedo

Faedo (Faé in dialetto trentino, Vaid (Pfaid) o Welsch Vaid in tedesco) è un comune italiano di 622 abitanti della Provincia Autonoma di Trento. Il comune di Faedo è stato soppresso il 1° gennaio 2020 per essere incorporato nel comune di San Michele all’Adige, una delle ventinove fusioni di comuni in Trentino-Alto Adige.

Questo piccolo paese possiede la tipica immagine dell’antico borgo, regolata soprattutto dalle due chiese (Redentore del 1902 e S. Agata del 1200) e dal castello di Monreale (presenti sul territorio).

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 98-faedor.jpg

Importante centro minerario nel tardo medioevo, di cui si hanno cenni a partire dal 1185, quando con apposito atto furono ceduti i diritti dai conti del Tirolo al Principato Vescovile di Trento e proseguì più o meno a fasi alterne fino al 1777. Negli ultimi tempi era ritornato sotto il controllo diretto dalla giurisdizione di Königsberg. Per un certo periodo fu anche sede di un tribunale minerario.
Il nome deriva da faggio per i molti boschi di faggi presenti nel territorio.

La lunga storia del paese è raffigurata al meglio dal Castel Monreale, noto anche come “Königsberg”, al cui posto già in periodo romano fu edificata una rocca. L’attuale castello è del 1243. Le lotte tra popoli germanici e romani nel primo secolo, gli insediamenti longobardi e bavaresi del primo medioevo, e la colonizzazione con i masi del tardo medioevo hanno preceduto la crescita del borgo sulla Via Claudia Augusta.

Il panorama che si può godere dai 600 metri di altitudine di Faedo è indimenticabile: di fronte la Paganella e i monti di Mezzocorona; poi le Dolomiti di Brenta, col Campanil Basso e Cima Tosa; in basso la Piana Rotaliana con l’apertura verso la Val di Non.

È l’invidiabile posizione collinare poco sopra la Val d’Adige che ha contribuito alla storica importanza del paese di Faedo, la stessa che oggi lo rende particolare rispetto ai comuni del fondovalle e apprezzato tra chi ama rilassarsi o fare delle tranquille passeggiate in mezzo al verde.

Confina con i comuni di: MezzocoronaSan Michele all’Adige e Giovo della provincia di Trento, ma anche con Salorno, primo paese della provincia di Bolzano. Nel dialetto locale si notano alcuni termini derivati dal tedesco. 

Trai i vari cognomi è presente anche il cognome Tabarelli di diverse famiglie originarie da Faver e da Cembra. Da qui ha origine anche la mia famiglia, punto di partenza per le mie ricerche genealogiche. Alcuni cugini di mio padre, due fratelli si sono trasferiti nel 1906 a Laives dando inizio ad altre famiglie di Tabarelli. Altre famiglie si sono estinte. Nel cimitero ho trovato la lapide di Alessandro Tabarelli + nel 1928 che risulta appartenente alla famiglia Tabarelli de Fatis.

Incontro della famiglia Tabarelli di Faedo nel 2011

Tabarelli a Faedo

Principalmente due fratelli: Vittorio con 10 figli da cui si formano 4 famiglie Tabarelli e 4 figlie sposate con altri nomi cognomi e Bortolo con tre figli che dà origine a una famiglia Tabarelli e due figlie sposate a Mezzocorona.

Vigolo Vattaro

Vigolo Vattaro (Vìgol in dialetto trentino) è una frazione del comune italiano dell’Altopiano della Vigolana, nella provincia autonoma di Trento, a pochi chilometri da Trento e dal lago di Caldonazzo. Sorge a 725 metri sopra il livello del mare. Si tratta di un insediamento umano antico, posto sulla strada romana che collega la Valsugana con la Valle dell’Adige. Interessanti furono le scoperte archeologiche romane, tra cui una strada selciata. Sicuramente il sito di Vigolo Vattaro fu interessato dalla colonizzazione romana gravitando politicamente sul “Municipium” di Trento. Proprio ai romani sembra debba il nome “Viculus”, ossia piccolo villaggio.

Le invasioni barbariche, che segnano il passaggio fra l’epoca antica e quella altomedievale, non lasciarono intaccato il paese. Nel Medioevo Vigolo Vattaro era difeso dal Castello di Vigolo e dalla Torre di Mattarello ma, nonostante ciò, il paese soffrì più volte per il passaggio di eserciti e subì il sacco dei rivoltosi trentini.

Panorama di Vigolo Vattaro

Negli anni seguenti Vigolo condividerà la propria sorte con buona parte del Trentino subendo le invasioni napoleoniche che tanto costarono alla nostra comunità sia in disagi che in ristrettezze economiche.

Ben più disastrose furono le conseguenze della crisi economica che costrinsero, nella seconda metà dell’Ottocento, tante famiglie ad emigrare. Nel corso di quegli anni quasi un terzo della popolazione lasciò la propria terra, condividendo l’amara sorte di tanti trentini. Si possono ancora leggere negli atti della cancelleria comunale del 1875 “…per deliberare sui ricorsi presentati da alcuni individui che divisarono di emigrare nell’America per l’importo da corrispondersi al Comune, vennero formate tre classi…e venne deliberato di corrispondere a quelli della prima classe: adulti f. 4 per persona e sotto gli anni 11 f. 2 e sotto ai due anni nulla …”.

Significato del nome

Si è molto ricamato sulla nascita del soprannome Tabarelli, tirando in ballo anche il gesto di San Martino ripetuto da un membro che avrebbe dato il suo “tabarro” ad un povero. In realtà era un soprannome derivante dal possesso di alcuni prati nei quali passava il Rio Tavarel. Nei documenti poi la “v” è diventata una “b”. Dalla voce dialettale tabar, che indica un mantello o un pastrano, con bavero, portato come segno di distinzione da coloro che ricoprivano un particolare ufficio. Col termine tàpe   s’indicava una persona in buono o cattivo arnese; riferito alle arti o mestieri, tàpe poteva indicare chi si assestava o si acconciava provvedendosi di vestiti.

Il cognome TABARELLI era in origine un soprannome. Inizialmente la famiglia era conosciuta solamente come DE FATIS, dal patronimico FATUS, e, aggiungendo come d’uso allora il luogo d’origine, DI TERLAGO. Fino a quasi tutto il 1700 i membri di questa famiglia si sono sempre chiamati TERLAGO DE FATIS (e DE FATIS TERLAGO) “dicti” o “cognominati” TABARELLI.

(Note storiche di Dr. Gian Maria Tabarelli de Fatis)

Da “Documenta”

Paulo di Terlacho, creato nobile del Sacro Romano Impero dall’Imperatore Sigismondo (Doc. 1) da cui discende il ramo della Famiglia de Terlago chiamata de Tabarelli; di qui la provenienza del cognome: poiché Paulo veniva chiamato Tabarello come si può vedere dal Diploma di Alessandro vescovo. (Doc. 2)

A proposito del nome Tabarelli

Altro esempio di aggiunta di veri cognomi (come anticamente era avvenuto per quello de Fatis della Famiglia di Trilaco come sopra) lo si può rilevare dalla stessa famiglia Terlago nel ramo, ossia della linea Tabarelli denominata così accidentalmente all’inizio del secolo quindicesimo e così questa denominazione si impose in modo sia che gli Imperatori e principi, ma anche loro stessi si firmavano – Terlago de Fatis Tabarelli, ossia Tabarelli de Fatis, o solamente Tabarelli, aggiungendo così al vero Cognome de Terlago l’antica aggiunta de Fatis, e in seguito Tabarelli, e talvolta solo de Fatis, in modo tale che da questi continui e frequenti documenti nessuno parla di simile aggiunta, e che Tabarellus fosse il loro vero Cognome; lo si può vedere anche nel fol. 446 not. A del Volume Primo di “Notizie Istorico critiche intorno al B. Martire Adalpreto Vescovo &” dove parlando di Tommaso Tabarello dice: “Questi pur anche merita luogo tra gli Scrittori Tirolesi non meno di Donato Vincenzo della nobile antica famiglia Terlaga”.  (Doc. 13, pag. 21)

Da “Documenta”

Che poi il termine Fati fosse un nome, non appare solo da quanto detto sopra, ma viene confermato da un certo Documento del 28 Ottobre 1338 richiesto da un certo Nicola notaio del signore Parisi riguardante la permuta fatta di certe Regole tra il signore Avanzio, rettore della cappella di S. Andrea di Terlago e il comune di Terlago, al quale tra altri intervenne come testimone il signor Bartoldo di Terlago, ci sono le formalità “Praesentibus Domini Bertoldo de Trilaco q. Domini Petri filii q. Fati” come se il nonno di Bertoldo da Terlago si chiamasse Fati di nome non di cognome, e siccome il detto Bertholdo viveva nel 1338 quando suo padre Pietro era già morto, il nonno Fati era vissuto certamente prima del 1300.

Anche altrove in quelli stessi tempi si trovava lo stesso nome Fati, e precisamente nell’anno 1279 tra i mercanti di Verona si nominava un Ser Fatus tinctor, come si legge nel fol. 74 del Volume del 1765 anche nel 1160 si legge nel volume stampato a Trento nel 1754 fol. 23, dal titolo “Disertazione intorno la Santitate e martirio del Beato Dalpreto” Fatolinus Notarius de Verona –

Del resto che la parola Fati, oppure de Fatis fosse aggiunto al cognome di Terlago solo accidentalmente lo si può vedere anche dalla Matricula Civica Tridentina renovata anno 1577, la quale, nominando i Terlago, & Tabarelli dice: “La famiglia, o sia casa Trilacha, e Tabarella, ambe anticamente dette dii Fati“. La qual cosa indica chiaramente che questo non era il loro cognome, ma soltanto dette così abusivamente come afferma evidentemente la parola dette, cioè, se fosse stato il vero cognome, non avrebbe detto dette, ma il cui cognome era de Fatis.

(Doc. 13, pag. 22) Da “Documenta”

Significato del nome

Si è molto ricamato sulla nascita del soprannome Tabarelli, tirando in ballo anche il gesto di San Martino ripetuto da un membro che avrebbe dato il suo “tabarro” ad un povero. In realtà era un soprannome derivante dal possesso di alcuni prati nei quali passava il Rio Tavarel. Nei documenti poi la “v” è diventata una “b”. Dalla voce dialettale tabar, che indica un mantello o un pastrano, con bavero, portato come segno di distinzione da coloro che ricoprivano un particolare ufficio. Col termine tàpe   s’indicava una persona in buono o cattivo arnese; riferito alle arti o mestieri, tàpe poteva indicare chi si assestava o si acconciava provvedendosi di vestiti.

Il cognome TABARELLI era in origine un soprannome. Inizialmente la famiglia era conosciuta solamente come DE FATIS, dal patronimico FATUS, e, aggiungendo come d’uso allora il luogo d’origine, DI TERLAGO. Fino a quasi tutto il 1700 i membri di questa famiglia si sono sempre chiamati TERLAGO DE FATIS (e DE FATIS TERLAGO) “dicti” o “cognominati” TABARELLI.

(Note storiche di Dr. Gian Maria Tabarelli de Fatis)

Da “Documenta”

Paulo di Terlacho, creato nobile del Sacro Romano Impero dall’Imperatore Sigismondo (Doc. 1) da cui discende il ramo della Famiglia de Terlago chiamata de Tabarelli; di qui la provenienza del cognome: poiché Paulo veniva chiamato Tabarello come si può vedere dal Diploma di Alessandro vescovo. (Doc. 2)

A proposito del nome Tabarelli

Altro esempio di aggiunta di veri cognomi (come anticamente era avvenuto per quello de Fatis della Famiglia di Trilaco come sopra) lo si può rilevare dalla stessa famiglia Terlago nel ramo, ossia della linea Tabarelli denominata così accidentalmente all’inizio del secolo quindicesimo e così questa denominazione si impose in modo sia che gli Imperatori e principi, ma anche loro stessi si firmavano – Terlago de Fatis Tabarelli, ossia Tabarelli de Fatis, o solamente Tabarelli, aggiungendo così al vero Cognome de Terlago l’antica aggiunta de Fatis, e in seguito Tabarelli, e talvolta solo de Fatis, in modo tale che da questi continui e frequenti documenti nessuno parla di simile aggiunta, e che Tabarellus fosse il loro vero Cognome; lo si può vedere anche nel fol. 446 not. A del Volume Primo di “Notizie Istorico critiche intorno al B. Martire Adalpreto Vescovo &” dove parlando di Tommaso Tabarello dice: “Questi pur anche merita luogo tra gli Scrittori Tirolesi non meno di Donato Vincenzo della nobile antica famiglia Terlaga”.  (Doc. 13, pag. 21)

Da “Documenta”

Che poi il termine Fati fosse un nome, non appare solo da quanto detto sopra, ma viene confermato da un certo Documento del 28 Ottobre 1338 richiesto da un certo Nicola notaio del signore Parisi riguardante la permuta fatta di certe Regole tra il signore Avanzio, rettore della cappella di S. Andrea di Terlago e il comune di Terlago, al quale tra altri intervenne come testimone il signor Bartoldo di Terlago, ci sono le formalità “Praesentibus Domini Bertoldo de Trilaco q. Domini Petri filii q. Fati” come se il nonno di Bertoldo da Terlago si chiamasse Fati di nome non di cognome, e siccome il detto Bertholdo viveva nel 1338 quando suo padre Pietro era già morto, il nonno Fati era vissuto certamente prima del 1300.

Anche altrove in quelli stessi tempi si trovava lo stesso nome Fati, e precisamente nell’anno 1279 tra i mercanti di Verona si nominava un Ser Fatus tinctor, come si legge nel fol. 74 del Volume del 1765 anche nel 1160 si legge nel volume stampato a Trento nel 1754 fol. 23, dal titolo “Disertazione intorno la Santitate e martirio del Beato Dalpreto” Fatolinus Notarius de Verona –

Del resto che la parola Fati, oppure de Fatis fosse aggiunto al cognome di Terlago solo accidentalmente lo si può vedere anche dalla Matricula Civica Tridentina renovata anno 1577, la quale, nominando i Terlago, & Tabarelli dice: “La famiglia, o sia casa Trilacha, e Tabarella, ambe anticamente dette dii Fati“. La qual cosa indica chiaramente che questo non era il loro cognome, ma soltanto dette così abusivamente come afferma evidentemente la parola dette, cioè, se fosse stato il vero cognome, non avrebbe detto dette, ma il cui cognome era de Fatis.

(Doc. 13, pag. 22) Da “Documenta”

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