Palazzo Tabarelli

Palazzo Tabarelli a Trento è un prezioso scrigno storico, architettonico e artistico che nell’area archeologica sotterranea tracce di strutture abitative della Tridentum antica e di età altomedievale risalenti al I sec. a. C.-XI – XII sec. d.C., venute alla luce duranti i lavori di restauro tra gli anni 70-80 del ‘900.

Nella corte interna del palazzo si trova una splendida loggia rinascimentale interna, alle sale superiori riccamente ornate.

La costruzione di palazzo Tabarelli ebbe inizio verso il 1511 per volontà del canonico Antonio Tabarelli e venne affidata ad Alessio Longhi. I lavori, varie volte interrotti, furono da ultimo ripresi nel 1791 con il conte Domenico Tabarelli. Se la parte esterna del palazzo ha conservato praticamente intatta nel tempo l’antica magnificenza, l’interno si è via via sempre più trasformato e degradato. Molti ambienti vengono adattati alle più varie funzioni: appartamenti di affitto sui diversi piani, sale di spettacolo, caffè, ristoranti, negozi. Si alterano scalinate, passaggi, pianerottoli, androni e si copre con aggiunte indecorose il cinquecentesco cortile interno, caratterizzato da una serie di archi e di decorazioni somiglianti a quelli della loggia dell’Alessi al castel del Buonconsiglio. Oggi fortunatamente un intelligente e provvido restauro sta lentamente riportando palazzo Tabarelli agli antichi splendori

Il palazzo Tabarelli tramanda ai posteri il nome, o meglio, il soprannome di una illustre famiglia nobiliare di Terlago. Il suo capostipite sarebbe un personaggio di nome Fato, morto nel 1307, il quale faceva parte dei “liberi milites” che vantavano una comune proprietà su castel Terlago (domus de Trilaco). Così i discendenti di Fato di Trilaco si chiamarono “de Fatis” per distinguersi da altri signori di Terlago. Col nipote di Fato, Paolo, soprannominato “il tabarello” per via di un tipico tabarro da lui abitualmente usato, viene anteposto a “de Fatis” il soprannome di Tabarelli.
Tommaso Paolo Tabarelli de Fatis è l’iniziatore del ramo della famiglia fiorito a Trento. Sue sono le iniziali “T.H.O.F.T.” incise nel concio di chiave di uno dei portali di palazzo Tabarelli. Tommaso Paolo è anche il capostipite del ramo Tabarelli de Fatis di Vigolo Vattaro. Ma è il figlio di Tommaso Paolo, Antonio, giurisperito e canonico, l’iniziatore della costruzione del palazzo Tabarelli. La figura araldica principale dello stemma Tabarelli de Fatis, un veltro nero in campo d’argento, è ripetutamente scolpita nel marmo sia a palazzo Tabarelli che al maniero di Vigolo Vattaro

Cachoeira Tabarelli

Perfino una cascata porta il nome Tabarelli. In Brasile a 19 km da Presidente Getúlio, nella “Valle delle Cascate” si trovano più di 150 cascate tra i 20 e i 100 m di altezza, che sono orlate da pareti rocciose, enormi felci e molta vegetazione. I sentieri escursionistici si snodano tra molti tipi di fiori e alberi secolari ricoperti di liane e bromelie. La discesa attraverso il fiume Indio è una delle più famose della regione: collega cascate più piccole con piscine naturali.

Piccole manovre di discesa in corda doppia e attraversamenti fluviali nuotati conducono al luogo più atteso nella fattoria Tabarelli: la cachoeira Tabarelli, una cascata ricca d’acqua, alta 47 m, che immerge gli alpinisti in un’unica cortina di nebbia.

Acrioceras Tabarelli

Il nome Tabarelli è stato dato anche ad un fossile denominato Acrioceras tabarelli (Astier 1851). Si tratta di un mollusco dalla paleontologia degli invertebrati, classe dei cefalopodi, sottoclasse aminoidea, genere degli acrioceri. Un mollusco carnivoro che si muoveva molto velocemente. Una specie estinta da milioni di anni. Come luoghi di reperimento vengono citati la Francia, l’Italia, il Giappone. il Marocco e la Spagna.
Non siamo riusciti a scoprire l’identità dello scienziato Tabarelli che ha dato il proprio nome a questo fossile.

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Vobarno

Vobarno (Boaren in dialetto bresciano) è un comune italiano di 8.228 abitanti della provincia di Brescia, in Lombardia. Situato nella Valle Sabbia, il comune appartiene alla Comunità Montana della Valle Sabbia. Dista circa 8 chilometri da Salò e dal Lago di Garda.

La Vobarno di oggi si sviluppa da un primitivo piccolo centro romano, posto sulla riva sinistra del fiume Chiese, dove si trova la chiesa parrocchiale; il vicus era il centro del pagus romano, una circoscrizione vasta quanto sarà nel Medioevo quella della pieve, e la plebs cristiana sostituisce il pago e ne assume le funzioni durante il tragico periodo delle invasioni barbariche (VVI secolo).

Ignoto è il processo che portò alla costituzione della Vicinia, primo nucleo di quello che diventerà il comune di Vobarno. Tutti i documenti relativi sono stati distrutti in seguito al saccheggio operato nel 1526 dai Lanzichenecchi di Frundsberg, discesi dalle montagne della Degagna durante la loro spedizione culminata con il Sacco di Roma. È questo l’episodio più drammatico nel periodo compreso fra la dedizione a Venezia (1426), che porta all’inserimento di Vobarno nella Magnifica Patria in qualità di capoluogo della Quadra di Montagna, e la terribile pestilenza del 1630 che, a prestar fede alle fonti (Odorici e B. Faino, Coelum Sanctae Brixianae Ecclesiae), avrebbe ridotto la popolazione della metà (dai 1500 abitanti della metà del Cinquecento ai 750 della metà del Seicento).

La prima svolta della storia moderna vobarnese è costituita dall’arrivo nel 1797 dei francesi, guidati nella prima campagna d’Italia dal giovane generale Bonaparte, battuti alla Corona, nei pressi di Vobarno, dagli austriaci di Quosdanovich calati dal Trentino. L’anno di Campoformio vede non solo la fine della dominazione veneta, ma anche l’abolizione di tutti i privilegi che distinguevano le famiglie antiche originarie dagli immigrati successivi.

Consolidato il proprio dominio in seguito alla repressione delle insorgenze filoveneziane, i francesi inserirono i comuni di Vobarno, Teglie (riunito nel 1810 a Vobarno) e Degagna nel Dipartimento del Mella della Repubblica Cisalpina. A quell’epoca Vobarno avrebbe avuto 1300 abitanti e Degagna circa 640.

Alla caduta del regime napoleonico, Vobarno e Degagna passarono al Regno Lombardo-Veneto (XIV distretto di Salò) e in seguito al Regno d’Italia (Circondario di Salò).

La scomparsa dello stabilimento Falck, ha aperto una fase tuttora in pieno sviluppo, che vede Vobarno notevolmente ampliata nella sua estensione (dal dopoguerra ad oggi la superficie edificata è cresciuta molto più della popolazione, a dimostrazione del diffondersi di un benessere frutto del sacrificio e del duro lavoro) e profondamente modificata nella sua popolazione, con massicce immigrazioni prima da altre località più o meno limitrofe, poi – a fine millennio – da altre nazioni europee e da altri continenti, e con il costituirsi di numerose comunità di origine esteuropea, araba ed africana.

Il simbolo del Comune, la pigna, è ispirato a un manufatto in marmo di origine romana rinvenuto in epoca medioevale nel campanile della chiesa di Santa Maria Assunta, rappresentante appunto una pigna di circa cinquanta centimetri di altezza. Il manufatto è oggi custodito nella Biblioteca comunale.

Oggi il territorio comunale è composto, oltre dal capoluogo da otto frazioni: Pompegnino, Collio, Degagna con Eno e Carvanno, Teglie e Moglia e Carpeneda.

Vestone

Il comune appartiene alla Comunità Montana della Valle Sabbia. Nella piana di Mocenigo, sono state ritrovate lame e raschiatoi di silice, probabile segno di insediamento preistorico. Si suppone che il nucleo dell’abitato di Vestone fosse, in epoca preromana, occupato dal villaggio-capitale degli Stoni, una delle tre popolazioni euganee secondo lo storico romano Plinio il Vecchio, chiamato appunto Stonos (da qui proverrebbe anche il moderno toponimo Vestone). Nel 118 a.C, durante la campagna di Quinto Marcio Re nella regione, Stonos viene conquistata dai Romani, anche se la zona, così come le sue popolazioni (gli Stoni e i Triumplini) non vennero assoggettate completamente fino al regno di Ottaviano Augusto. Di epoca romana, è la presenza nella frazione di Nozza di un altro insediamento, militare o civile del I secolo a.C..

La Rocca di Nozza fu edificata sopra una formazione rocciosa che crea una strettoia strategica nel passaggio verso sud. Risulta citata per la prima volta nel 1198, in qualità di prigione per sessanta nobili bresciani. Grazie alla presenza della Rocca, si formò sia un polo commerciale di passaggio sia un modesto agglomerato urbano dell’attuale frazione di Nozza, che risulta essere la parte più antica dell’odierno comune di Vestone.

Il 3 novembre 1401 l’imperatore del Sacro romano ImperoRoberto del Palatinato, concesse ad Alberghino da Fusio il feudo della media Valle Sabbia. Tra il 1410 e il1425 la rocca risulta affidata da Pandolfo III Malatesta, a quel tempo signore di Brescia, ad un certo Galvano di Nozza. Nel 1427 la valle giurò fedeltà alla Repubblica di Venezia

Nel 1580, secondo la tradizione orale, durante la sua visita apostolica della Valle Sabbia, san Carlo Borromeo chiese di ampliare l’abitato di Promo verso il fondovalle allo scopo di unirlo all’abitato di Vestone. Nella chiesa romanica di San Lorenzo sono ancora conservati affreschi risalenti al 1533.

Nel 1797, a seguito dell’occupazione del bresciano da parte delle truppe dell’Armata d’Italia e l’istituzione della repubblica cisalpina, sia Nozza sia Vestone rimasero municipalità distinte e fecero parte del distretto delle Fucine con il primo paese in qualità di capoluogo.

Nel 1928 con regio decreto 3 agosto 1928, n. 1980, il comune di Nozza fu soppresso e il territorio fu aggregato a Vestone.

Anche a Vestone ci sono alcune famiglie di Tabarelli mentre altre presenze sono segnalate a Goito, Roverbella, Revere.

Famiglie Tabarelli a Vestone, inviate da Giovanni Tabarelli nel 1992

Vigolo Vattaro

Vigolo Vattaro (Vìgol in dialetto trentino) è una frazione del comune italiano dell’Altopiano della Vigolana, nella provincia autonoma di Trento, a pochi chilometri da Trento e dal lago di Caldonazzo. Sorge a 725 metri sopra il livello del mare. Si tratta di un insediamento umano antico, posto sulla strada romana che collega la Valsugana con la Valle dell’Adige. Interessanti furono le scoperte archeologiche romane, tra cui una strada selciata. Sicuramente il sito di Vigolo Vattaro fu interessato dalla colonizzazione romana gravitando politicamente sul “Municipium” di Trento. Proprio ai romani sembra debba il nome “Viculus”, ossia piccolo villaggio.

Le invasioni barbariche, che segnano il passaggio fra l’epoca antica e quella altomedievale, non lasciarono intaccato il paese. Nel Medioevo Vigolo Vattaro era difeso dal Castello di Vigolo e dalla Torre di Mattarello ma, nonostante ciò, il paese soffrì più volte per il passaggio di eserciti e subì il sacco dei rivoltosi trentini.

Panorama di Vigolo Vattaro

Negli anni seguenti Vigolo condividerà la propria sorte con buona parte del Trentino subendo le invasioni napoleoniche che tanto costarono alla nostra comunità sia in disagi che in ristrettezze economiche.

Ben più disastrose furono le conseguenze della crisi economica che costrinsero, nella seconda metà dell’Ottocento, tante famiglie ad emigrare. Nel corso di quegli anni quasi un terzo della popolazione lasciò la propria terra, condividendo l’amara sorte di tanti trentini. Si possono ancora leggere negli atti della cancelleria comunale del 1875 “…per deliberare sui ricorsi presentati da alcuni individui che divisarono di emigrare nell’America per l’importo da corrispondersi al Comune, vennero formate tre classi…e venne deliberato di corrispondere a quelli della prima classe: adulti f. 4 per persona e sotto gli anni 11 f. 2 e sotto ai due anni nulla …”.

Bolzano

Bolzano (Bozen in tedescoBalsan o Bulsan in ladinoBolzàn in dialetto trentino) è un comune italiano di circa 105.000 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia autonoma in Trentino-Alto Adige/Südtirol.

Bolzano è situata a sud della Val d’Adige, in una stupenda conca e gode di un clima mite. Attorno si possono notare i vigneti del Renon e del Guncina, dai quali si ricavano vini rinomati e le stupende montagne del Catinaccio e del Latemar a nord e della Mendola a ovest. La città è attraversata dal fiume Isarco e dal suo affluente Talvera, mentre a sud passa il fiume Adige che proviene da Merano e scende verso Verona.

Gli abitanti di Bolzano costituiscono ca. il 20% della popolazione complessiva della provincia. Nella città di Bolzano si parlano le lingue italiana e tedesca.

La popolazione della città di Bolzano, secondo il censimento del 2011, è per il 74% di lingua italiana, per il 25,5% di lingua tedesca. L’agglomerazione bolzanina, comprendente i comuni di Appiano sulla Strada del VinoBronzoloCornedoLaivesOraSan GenesioTerlano e Vadena, al 31 dicembre2009 contava 151 642 abitanti. La percentuale di stranieri, provenienti in maggioranza dall’Europa extracomunitaria al 31 dicembre 2009 ammontava al 12,2% (12.524).

Fra le cose notevoli da un punto di vista architettonico e artistico, meritano una visita il duomo, chiesa parrocchiale gotica (XIV sec.), il Palazzo Mercantile (XVIII sec.), la chiesa dei Francescani (ricostruita nel 1348).

Stemma

Bolzano possiede il suo stemma, unitamente all’istituzione del consiglio comunale, dal 1381, grazie a un privilegio conferito alla città da parte del duca Leopoldo III d’Austria: infatti, lo stemma è quello austriaco con i colori capovolti (bianco-rosso-bianco) e la stella a sei punte dorata al centro, presumibilmente un riferimento alla Madonna (“stella maris”) che è la patrona del duomo cittadino.

Presenza di Tabarelli

Diverse famiglie Tabarelli abitano a Bolzano (dagli elenchi telefonici ne risultano almeno 6) e si pensa siano di varia provenienza.

Citiamo alcune imprese e la Casa Tabarelli di Cornaiano (?)

Tassullo (Ville d’Anaunia)

Tassullo (Tassùl in noneso) è stato un comune italiano di 1.942 abitanti della provincia di Trento, è un centro abitato sparso, costituito dalle cosiddette “Quattro Ville”, e cioè le frazioni di Campo, Rallo, Pavillo e Sanzenone, ognuna con una chiesetta e più palazzi di pregio. Dal 1º gennaio 2016, a seguito della fusione con i comuni di Nanno e Tuenno, il comune di Tassullo è stato soppresso per l’istituzione del comune di Ville d’Anaunia
I paesi si distendono sui terrazzi verdi che sovrastano la sponda destra del torrente Noce e, a valle, lo sbarramento del lago di Santa Giustina. Tassullo è circondato da colline ricoperte di frutteti.

Storicamente possesso del Vescovo di Trento (nel 1207), Tassullo è passato successivamente agli Appiano, ai Conti del Tirolo e agli Spaur. Nelle vicinanze si trova l’imponente Castel Valer, con la bella originale torre ottagonale attorno alla quale furono erette, nel corso dei secoli, abitazioni civili secondo l´architettura dell´epoca (fra 1400 e 1600). Panoramico e imperioso sulla Valle di Non lungo una antica strada romana, appare tra i meglio conservati sul territorio. Attualmente il castello è residenza privata dei conti Spaur e non si può visitare.

Sulla piazza sorge Palazzo Pilati, sede municipale, con il caratteristico pozzo e nell’atrio la pietra tombale della famiglia Pilati. All’esterno è visibile la lapide dedicata a Carlo Pinamonti di Rallo e al fratello Gioseffo, i quali nel 1852 realizzarono il primo grande acquedotto irriguo della Val di Non.

Notevole è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, ricordata già nel 1101. Lungo la strada che porta a Nanno merita una visita l’antichissima chiesetta di S. Vigilio, risalente al 1495, che conservava un tempo un meraviglioso altare ligneo, custodito oggi presso il Museo Diocesano di Trento, datato 5 aprile 1520. La forma è di trittico gotico a due portelle mobili recanti varie raffigurazioni di Santi. Sul retro sono dipinte le simbologie della Passione e lo stemma Tabarelli di Fatis. L’altare è arricchito di statue: al centro quella della Madonna con due pinnacoli dell’Annunciazione; ai lati due piccole statue di San Vigilio e San Fabiano.

La famiglia Tabarelli de Fatis che aveva origine da Terlago, si era suddivisa in quattro rami, uno dei quali è andato a Tassullo (Val di Non), dove ancora oggi esistono una mezza dozzina di famiglie che portano il nome di Tabarelli.

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